martedì 22 giugno 2010

Mondo Capellone

Il titolo di questo post è rubato da quello di una fanzine che circa 20 anni fa svogliavo canticchiando "Il nostro è solo un mondo beat" (Ahu Ahu Ahu Ahu) degli Avvoltoi.
Ascolto musica sin da ragazzino e negli anni '80 ero curioso (come ora) nel ricercare novità musicali interessanti, spaziando tra tutti i generi, nonostante sia il PoP quello che prediligo sin dagli albori della mia esistenza...
Gli anni '60 sono stati bombardati nella mia testa sin da prima che nascessi per via della piccola ed ottima collezione di vinili di mio padre.. ma furono i primi anni '90, ad un passo dalla maggiore età, che la passione sfegatata per i Sixties ebbe la meglio!
Subito mi accorsi del fermento che c'era in Italia riguardo un revival rinnovato e innovativo degli anni '60 con band, fanzine, movimenti (Beat & Mods) che mi lasciarono frastornato in una felice atmosfera nella quale le basette presero il sopravvento.
Cominciai a comprare i dischi degli Sciacalli, The Hermits, ordini di split dalla Misty Lane di Maurizio Del Pozzo, per non parlare delle tape prese dalla Face Record di Tony Face Bacciocchi... Cassette registrate per la legge dello "scambio musicale" di Avvoltoi, Gravedigger V, Chesterfield Kings.. fino ad arrivare sempre più a monte e perdere i sensi con il garage punk delle raccolte Pebbles o Back From The Grave.. passando per i Sonics, Kingsmen.. il surf di matrice '50 eccetera eccetera.
Il Garage, Beat e Surf restano quelle frazioni dei Sixties che ho consumato di più affiancandole alle manie delle band inglesi che i sessanta ci hanno regalato e il buon caro Northern Soul.

L'uscita del bellissimo libro di Roberto Calabrò titolato Eighties Colour racconta attraverso le band italiane di quel periodo la rivoluzione underground di ragazzi di provincia che suonavano e compravano i dischi... un libro che non ha stimolato l'inabissarmi nella nostalgia del passato ma rinnovarla ancora e farmi sentire, nel mio piccolo, uno di quelli che possono dire con orgoglio: Io C'ero!
Non so se il fenomeno delle Posse e l'avvento del grunge, che cmq ho seguito, siano stati in fondo il male per attutire l'underground italiano di quei tempi.. se quest'ultimo fosse esploso con caratteri di massa, beh.. come tutti i generi commerciali sarebbe morto... invece con quelle band e con quei dischi non avrà mai fine e tutt'oggi le nuove produzioni musicali di genere lo confermano!!!


Termino questo post linkando una playlist creata su You Tube (per facilità di accesso) dove ho raccolto alcune (pochissime a dire il vero, eheh) band che hanno allietato i miei ascolti da 20 anni (anzi, credo di più!!) a questa parte.. un'estratto che parte dai '60 fino ad arrivare ad oggi passando per il revival degli '80 sia italiano che internazionale... ho cercato di rispettare un ordine cronologico per decadi ma ho preferito chiudere con i Not Moving che si differenziano un po' dal garage vero e proprio... ma resteranno la più grande Punk Band italiana di tutti i tempi...

Ecco la Playlist... Stay Tuned on...

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