sabato 20 febbraio 2016

E Se Charles Manson Fosse Diventato Una Popstar?!?

Scovando nelle parti nascoste dei miei backup ritrovo articoli, racconti, recensioni... 
Dopo molto tempo riprendo posizione loggandomi nel blog per riproporre uno scritto pubblicato altrove, anni fa, per poi essere incluso nella stupidissima, iperdemenziale e sintatticamente scorretta raccolta di racconti Federa... scaricabile in free download QUI


E Se Charles Manson Fosse  Diventato Una Popstar?!?
I dubbi su una futura esistenza socialmente turbolenta di uno dei maggiori mandanti di omicidi efferati nella storia killerosa statunitense [U.S.A. (leggi iu ess ei) per i patriottici filantropi] sorgono immediatamente dopo il sudato parto di Katleen Maddox in quel di Cincinnati il 12 novembre del 1934. Si racconta che la sfortunata infermiera assistente di parto di turno, in raccolta post espulsione fetale, guardò la sanguinolenta grondante placenta appiccicosa sul viso del neonato, spaventò e urlò “Cristo Santo”… in quel preciso istante la vita di Charles Manson ebbe il primo picco iperbolico di autostima che immediatamente delineò il suo futuribile percorso esistenziale!

Dopo un’infanzia e adolescenza che ben rispetti canoni e standard americani del listino “traumi del passato scatenanti” di un criminale psicopatico, Charlie (lo chiameremo così per enfatizzare una tonalità di simpatia nei confronti dei lettori della terza età, n.d.a.) si ritrova scaraventato nel ’67 in quella Summer Of Love dove la parola acido veniva usata durante attività e usi succedanei allo scrostamento dei sanitari. Fu quella estate che Charlie si identificò nello status di Hippy e compositore/cantautore-itinerante-con-annessa-chitarra-a-tracolla-stile-vagabond. Fu quella estate che Charlie, con le sinapsi che giocavano a Pelota per via delle zuppette lisergiche, cominciò a predicare le sue mistiche “Rivelazioni” con lo stesso carisma del Dalai Lama mentre perde a burraco con una capra smunta tibetana in abbigliamento prenatal. Fu quella estate che Charlie divenne il più grande fan dei Beatles, posizione successivamente sormontata da tale Mark Chapman.

La discografia Mansoniana vanta di “canzonette” melodicamente valide ed i testi non sono da meno… ovviamente stiamo parlando di uno psicopatico che ordinò di squarciare vecchiette e donne incinte qua e là giusto perché erano vittime sacrificali per pulizia sociale dei bene abietti (Piggies) al fine di salvaguardare i suoi adepti (Famiglia) in vista dell’imminente Apocalisse (la sua visione dell’Helter Skelter, brano beatlesiano) a lui illuminata manco fosse San Giovanni Evangelista dal White Album dei Beatles (che per sua interpretazione erano i quattro cavalieri dell’Apocalisse e quattro elementi base ai quali si aggiunge Charlie che ne è il quinto et unificatore universale).

Ma scrisse anche canzoni d’amore. Paradossalmente, in un certo senso, sono tutte canzoni d’amore!

Il suo modo di cantare tra menestrello Dylaniano/Buckley-Tim/Blossom-Dearie-mascolino, le sue composizioni miste soul, pop, blues, jazzato tabagista, folk erano idonee al contesto lisergico di un periodo dove il peace & love d’America era la tavola da surf sulla quale la generazione di fine sixties cavalcava l’onda dell’anti-war demonstration a colpi di chitarre e orde comunitarie, un unico e complesso organismo strafatto di erba e di qualsiasi elemento chimico che si potesse trovare in giro, dove le droghe stesse erano armi psicotrope e portali di trasmigrazione per una dimensione ideale dove la gioventù lisergica viveva e voleva vivere. Ma come ben sappiamo… Charlie non fa surf!

Manson non si identificava in quella generazione pur facendone parte. Lui era esterno, al di sopra di essa, era il Cristo/Satana la cui missione era quella di purificare il mondo, il suo mondo triste nel quale esprimere la voglia di vivere e di amare resta un fatto individuale, concetto per il quale potresti essere preso per pazzo [Everyone says crazy fool / You're always gazing at the night / With my arms around the tree / Loving life with all my might – My World]. Alzi la mano chi crede che Charles Manson sia pazzo.

La stoffa dell’artista c’era, il carisma da frontman c’era, l’eccentricità del cantautore c’era… insomma se Charles Manson fosse diventato una Popstar cosa mai sarebbe successo in quel ramo genealogico della musica dei fine sixties and over and over?!?

La grande possibilità per sfondare nel mondo del muzik biz l’ha avuta quando conobbe Dennis Wilson, il più figo e “normale” dei fratelli Wilson che dalle onde della California meridionale vennero presentati al pianeta Terra come i Beach Boys.
Dennis lo porta al cospetto del fratello maggiore Brian, quest’ultimo in pieno sfasamento da esaurimento nervoso accompagnato da letargia compulsiva curata con acido dietilamide benzo mariuana… sia chiaro: il medico di famiglia si astiene riguardo il commentare le prescrizioni dei summenzionati composti. Sottoiscrizione per la stessa da parte dell’erborista omeopatico di fiducia.

  DENNIS: “Ciao Brian, scusa se ti ho svegliato… volevo presentarti un mio amico. Charlie questo è mio fratello Brian. Brian… Charlie!”
  CHARLIE: “Peace! Mi fai un filtro?”
  BRIAN: “Dov’è la boccetta con l’acetone? Non sento l’odore di sabbia!”
  DENNIS: “Charlie è un musicista! Un cantautore! Vorrei farti sentire qualcosa che ha scritto! Si potrebbe produrre!”
  BRIAN: “Wouldn't it be nice?!?”
  DENNIS: “Avanti Charlie! Suona Look At Your Game, Girl!

Charles Manson prende la sua chitarra, fa preparare un mariuanosa paglietta dalla sua adepta preferita Sadie e suona, anzichenò, Cease To Exist.

  BRIAN: “Oh! La conosco! L’ho scritta io!”
  CHARLIE: “No! La sto suonando ora per la prima volta in assoluto… non la senti?”
  BRIAN: “Solo da un orecchio!”
  BRIAN: “Dennis riunisci i ragazzi voglio farvi sentire questa nuova canzone che canterai tu… si chiama Never Learn To Love! Ops! Che sbadato… ma certo che la conosci, Dennis: l’hai scritta tu!”
  CHARLIE: “Ehm! No… è mia e hai appena cambiato il titolo!”
  BRIAN: “Oh! Ciao! Io sono Brian! Sei un amico di Mike Love?”
  DENNIS: “No! È’ Charlie! Il musicista che volevo farti ascoltare… ha delle canzoni da Dio!”
  CHARLIE: “Puoi chiamarmi anche Satana se vuoi!

Non so se le cose andarono in questo modo… sta di “fatto” che Charlie e la sua Famiglia incisero parecchio materiale grazie ai fratelli Wilson ma purtroppo l’Helter Skelter era imminente e Manson doveva salvare gli eletti dall’apocalisse rifugiandosi in una grotta antiarmageddon nel deserto della California.
Brian in un attimo di lucidità salva il fratello Dennis, già membro della Manson Family, dalle grinfie del carisma incantatorio di Charlie.
Non se ne fa nulla.
Charlie porta via con se il suo materiale discografico registrato nelle sale dei Beach Boys, insieme ad altri tape bootleg amatorialissimi do it yourself. Li farà ascoltare ad altri discografici che per una serie di conseguenze, e anche qualche sospetta minaccia da parte dei componenti della Famiglia, decidono di non firmare nessun contratto discografico con La Comune Manson.
Charlie, preso da spasmi di tristezza e incomprensione socio-esistenziale, trasforma il suo ranch di pace e amore in un campo di concentramento senza via di fuga e sotto indicazioni illuminate dal suo carisma sfoga la sua mancata fama da Popstar giocando al piccolo squartatore commissionando gli omicidi su a Cielo Drive, Bel Air.

Se Charlie Manson fosse divenuto una Popstar si sarebbero realizzati i suoi sogni meno visionari: avrebbe spezzato l’acido con Ringo, avrebbe ucciso per la seconda volta Paul McCartney, magari inciso il White Album Again con le songs firmate Lennon/Manson/McCartney. E chi lo sa… magari John non avrebbe mai incontrato Yoko Ono!
Se Charlie Manson fosse divenuto una Popstar non avrebbe mai commissionato quegli omicidi tra cui le crudeli morti di Sharon Tate Polanski e amici.
Se Charlie Manson fosse divenuto una Popstar avrebbe suonato a Woodstock e rubato le anfe blu nei camerini degli Who.
Se Charlie Manson fosse divenuto una Popstar forse non sarebbe famoso come lo è ora… una provocazione per i serial killer; una ispirazione per i nichilisti, quelli nel senso più stronzo della parola; una mente turbata dal dualismo Bene/Male: l’uno al cospetto dell’altro come uno stupro consensuale dello Yin sottomesso allo Yang.

Charlie Manson non sarebbe mai divenuto una Popstar, era consapevole di questo. La conoscenza del suo IO lo conflittuava in uno stato di esistenziale paranoia, dove “la paranoia non è altro che una forma di consapevolezza; la consapevolezza non è altro che una forma d'amore.” [cit. C.M]





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